lunedì 27 maggio 2013

La danza comincia ove la parola s'arresta

In questi giorni Torino si muove a passo di danza, già perché il 22 maggio scorso ha aperto i battenti la tredicesima edizione di Interplay il festival della danza contemporanea europea. Diversi sono gli spettacoli distribuiti nei vari teatri della città ma non è finita qui perché i protagonisti della rassegna offrono anche qualche blitz urbano. Ieri infatti, non mi sono lasciata scappare le esibizioni in Piazza Vittorio (per i fuori sede Piazza Vittorio Veneto). Dalle 17.30 la piazza si è trasformata in una vera e propria sala di ballo a cielo aperto catturando gli sguardi di adoratori e passanti. Come al mio solito ho fatto tardi e i primi spettacoli li ho persi ma devo dire che sono riuscita a recuperare alla grande. Quando sono arrivata non ho potuto non notare Shang Chi Sun, coreografo e ballerino di Taiwan, in un angolino che si scaldava per il suo momento intitolato "Traverse" che sarebbe cominciato da li a pochi minuti. Già si respirava quell'atmosfera che non si può spiegare e che solo la danza sembra saper sprigionare. Fotocamera pronta perché niente può sfuggirci! Il rombo di un elicottero in sottofondo, il ballerino al centro, nient'altro.... Ogni singola parte del corpo del danzatore comunicava qualcosa, simulava un combattimento e le sue movenze nette, precise sembravano dire molto più di tante parole inserite a fatica in un libro di storia. Quante volte abbiamo affidato i nostri sogni a una moneta lanciata in una delle tante fontane che abbelliscono le nostre città a volte credendoci sul serio, altre per scattare una foto diversa, altre ancora cercando un'effimera illusione... Ma c'è qualcuno pronto a custodire tutte quelle monetine, tutti i nostri desideri? Forse un senzatetto stanco di desiderare per se stesso e in cerca di desideri altrui; è a questo che deve aver pensato Daniele Ninarello, ballerino finalista di Premio Equilibrio Roma 2011 (che premia gli artisti emergenti e i nuovi linguaggi) con "God Bless You", si trascina dietro bicchieri salvadanaio a simboleggiare delle piccole fontane tra le quali si muove esitante e con le sue pause, tra una movenza e l'altra, sembra offrirsi di ricevere i desideri delle persone che gli passano accanto senza attenzione "Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma" è quanto recita l'artico 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e l'ultimo spettacolo si ispirato proprio a queste parole. "TOYS? Move on!" è questo il titolo della performance dell'artista visiva Anna Piratti e della coreografa Silvia Gribaudi. 800 bambole sparse nello spazio scomposte, senza vestiti ma tutte provviste di un codice a barre.. Al centro il corpo di una donna che sembra lottare con tutte le sue forze per rimanere in piedi ma riesce solo a diventare parte di questo cumulo indefinito di corpi in plastica fino a quando non entra in gioco il pubblico che veste le barbie con della stoffa bianca e un nastrino rosso e le ripone al sicuro, dalla stessa donna che rimane al centro sommersa da bambole vestite e bambole che rimangono nella loro condizione perché il fenomeno non si placa continua a vivere, nella performance come nella vita, nel mondo, infatti, le donne, adulte bambine, rappresentate dalle bambole continuano ad essere schiavizzate, e ancora troppo spesso, nell'indifferenza collettiva dei più fortunati. Come disse Aleksandr Tairov "La danza comincia ove la parola s'arresta" e direi che questa è stata la dimostrazione. Sono i corpi a parlare, non serve altro, è la gestualità dei danzatori che ci coinvolge e come in questo caso ci invita a riflettere.